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La "Trasfigurazione della politica"
(1993)
di Paolo
Dell'Aquila
paolo@paolodellaquila.it
E' estremamente interessante e ricco di intuizioni
valide anche per il contesto italiano l'ultimo volume di Michel MAFFESOLI, La
transfiguration du politique. La tribalisation du monde, (Grasset, Paris,
1992, pp. 307, 120 ff.). Riprendendo temi esposti in Il tempo delle tribù (Armando,
Roma, 1988) e, ancor prima, in La violence totalitaire (PUF, Paris,
1977), Maffesoli affronta il problema del potere a partire da una visione
antropologica.
Come per Julien
Freund, la politica viene definita l'istanza rivolta alla gestione ed alla
risoluzione dei conflitti. In essa Maffesoli esalta la forza immaginale che il
detentore del potere deve saper mobilitare, per assicurare un buon equilibrio
fra la comunità e l'ambiente circostante (sociale e naturale). Il capo deve
suscitare un'adesione solidale attorno ad un'immagine, una emozione, una idea
che assicuri il legame sociale, regolando anche l'interscambio tra microcosmo e
macrocosmo.
Con la modernità
la politica è divenuta la pianificazione razionale della vita sociale, a
partire da una casta tecnocratica che si è avvalsa dell'intellettuale per
autolegittimarsi. Lo stato-nazione si è costituito come società programmata in
cui una "setta di puri" ha sfruttato il potere burocratico-economico
a proprio vantaggio. Ma, a fianco dell'apparato burocratico-razionale, che
tendeva a concentrare il potere in una struttura centralizzata, v'è sempre
stata una spinta centrifuga, verso le piccole comunità che vivevano nella
quotidianità. La nascita della società post-moderna è caratterizzata proprio
dall'accentuarsi della socialità, dei localismi, dei corporativismi. Ciò indica
il risveglio della potenza (puissance) organica, empatica, basata sulla
vicinanza, contro il potere (pouvoir) astratto, meccanico, razionale. E'
la rivincita del "doppio", dell'irrazionale, dell'eterogeneo, di
tutto ciò che si nasconde negli interstizi della società (si pensi all'economia
informale, al lavoro in nero, etc.).
La ripresa di
temi weberiani consente a Maffesoli di sviluppare il discorso sul lato oscuro,
anomico, del sociale, che aveva già esposto in L'ombra di Dioniso
(Garzanti, Milano, 1990). Ne La transfiguration du politique l'analisi,
più che incentrarsi sul con-fusionale, sull'e-stasi sociale, si focalizza sui
fenomeni neo-tribali, affrontati a partire da una prospettiva simmeliana che
vuole cogliere la Stimmung, l'ambiance, l'atmosfera inglobante che
struttura stili di vita ed attitudini individuali. Se la potenza, il ritmo
sotterraneo del sociale è l'espressione del tragico, dell'irrazionale, il
potere (oggi in decadenza) si esprime nel drammatico, nella ricerca di
soluzioni razionali.
Maffesoli si
pone sempre dalla parte delle tribù, che vivendo nell'istante eterno, in un
tempo non finalizzato, non produttivo, si disaggregano e riaggregano
continuamente, vivendo in sinergia fra gli elementi arcaici e le tecnologie
post-industriali. L'attenzione al "Regime Notturno dell'immaginario"
(come l'ha definito Gilbert DURAND in Le strutture antropologiche
dell'immaginario, Dedalo. Bari, 1972) fa riscoprire l'organicismo cosmico
in cui si iscrivono i tentavi neo-tribali. Qui si esalta la ricerca di un
equilibrio fra micro e macro-cosmo, fra natura e cultura, fra corpo e spirito.
L'essere insieme antropologico fa riaffiorare le dimensioni comunitarie,
religiose (da religare, legare insieme) del sociale. E' l'unicità,
l'organicità, la composizione dell'insieme che si nota anche nello stile
barocco, e che ha fatto parlare Maffesoli di una barocchizzazione del mondo (baroquisation
du monde).
Come già aveva
descritto in Au creux des apparences (Plon, Paris, 1990) l'Autore sottolinea
come l'appartenenza tattile, prossemica, ad un mondo vitale, genera un sentire,
uno stile di vita comune. La sua proposta di un'etica dell'estetica, punta a
descrivere un melting-pot di gruppi, persone, paesi, regioni, che,
risorgendo, rivendicano le loro identità culturali. Il bricolage generale porta
quindi all'espandersi della potenza sotterranea del sociale e di forme di
politica in cui l'organizzazione formale viene rifiutata. La logica empatica,
organica, prossemica è quindi tipica di tutte le esperienze localistiche,
corporativistiche che sempre più caratterizzano il corpo sociale post-moderno.
Il punto
"oscuro" di questo volume è se sia possibile cercare un raccordo fra
sistema sociale e tribù senza incorrere nella reciproca chiusura o nella sostituzione
di un'èlite ad un'altra. Il punto debole di questo bel libro è che, pur
cogliendo la nascita di un nuovo "stile" barocco, non riesce a
comprenderne i limiti, cedendo troppo spesso al fascino dell'eterogeneo,
dell'apparenza, al gioco delle maschere.