Tribù
telematiche
Tecnosocialità
ed associazioni virtuali
di
Paolo Dell'Aquila
Guaraldi, Rimini, 1999
Questo
volume si configura come una delle prime analisi italiane sulle
comunità virtuali. In esso viene effettuato un'analisi del
fenomeno a partire dalla sociologia delle comunicazioni, in riferimento
particolare alle realtà presenti nel ciberspazio italiano.
Si presenta di seguito la struttura dell'opera.
Cap.
1. Globalizzazione e società comunicazionale
Il processo di
globalizzazione ha ridotto le barriere spazio-temporali fra i vari
popoli ed ha reso centrali i processi informativi. Il controllo
del sapere e dell'innovazione, favorito dall'esplosione dei sistemi
di telecomunicazione, è divenuto un problema fondamentale.
Le reti informative hanno quindi realizzato pienamente il "villaggio
globale", garantendo alla maggior parte del mondo una trasmissione
in tempo reale delle comunicazioni. Questo ha anche contribuito
allo sviluppo di una società comunicazionale, in cui sono
divenuti importanti i significati immateriali (Cipolla) e si è
diffusa una sensibilità estetizzante riflessa nella crescente
differenziazione degli stili di vita.
Gli effetti del processo
di globalizzazione, oltre ad implicare un'accelerazione della circolazione
e dell'interscambio di merci, persone e conoscenze, ha condotto
altresì allo scontro ed al dialogo fra culture diverse. Da
un lato si sono verificate tendenze verso la diffusione di stili
di vita, di credenze e di valori standard (ci riferiamo al modello
McDonald's, ad esempio, che permea parte dell'immaginario giovanile).
Dall'altro lato si sono ingenerate spinte verso il risveglio dei
fondamentalismi, il ritorno dei particolarismi, etc.
Parallelamente a questo
processo di scollamento fra il "sistema-mondo" e le culture locali
vi è però anche la capacità di integrare pluralisticamente
elementi globali e locali, che si palesa nel "glocalismo" (Robertson).
Si nota cioè, anche nel contesto delle città (vedi
Castells), la rinascita di una cultura ibrida, data dal mix,
dall'assemblaggio di dati e costumi diversi nella comunità
territoriale più piccola. Come ha evidenziato anche Featherstone,
la diffusione di network globali può facilitare la
rinascita di forme di comunicazione ancorate al territorio. A noi
interessa soprattutto la formazione di reti civiche che congiungono
la potenzialità di comunicazioni istantanee su scala globale
con servizi e spazi sociali aperti ai cittadini.Questi luoghi possono
divenire promotori di nuovi mondi sociali, nuove agorà
pubbliche, che integrano e bilanciano eredità culturali e
stili comunicativi molto lontani fra loro.
Cap.
2. Internet ed il ciberspazio
La realtà
di Internet si caratterizza per una comunicazione interattiva, a
due vie, in cui il soggetto può attingere al flusso informativo,
selezionando e costruendosi a suo piacimento il package informativo
ricercato. Secondo Tagliagambe il ciberspazio è "una visualizazione
spazializzata delle informazioni disponibili in sistemi globali
di elaborazione di esse, lungo percorsi forniti da reti di comunicazioni,
che permette la compresenza e interazione di più utenti,
e rende possibile la ricezione e trasmissione di informazioni attraverso
l'insieme dei sensi umani, la simulazione di realtà reali
e virtuali, la raccolta e il controllo di dati lontani attraverso
la telepresenza e l'integrazione e intercomunicazione con prodotti
e ambienti intelligenti nello spazio reale".
Gli scrittori cyberpunk
tendono a rappresentare questo ambiente come un rizoma (Deleuze),
uno spazio anarchico, una ragnatela senza centro capace di liberare
la creatività individuale. Riprendendo anche il concetto
di "non-luogo" (Augé), alcuni ritengono che in questa realtà
il singolo possa spogliarsi completamente delle sue determinazioni
corporee e della sua identità personale, relazionale e storica.
Il nostro punto di vista cerca di sostituire a questo dominante
"paradigma comunicativo" un "paradigma ricompositivo", che si focalizzi
sull'interscambio reciproco fra significati sistemici ed apporti
empatici individuali. Ciò conduce anche ad una critica degli
"apocalittici del ciberspazio" (Baudrillard, Scheer, Breton, ecc.)
i quali ritengono che la comunicazione mediata dal computer abbia
ormai ridotto il singolo ad un soggetto frattale, frammentato da
un ambiente simulatorio iperreale.
Secondo De Kerchove
e Lévy, questa visione si basa su presupposti errati: la
natura stessa della rete incentiva la nascita di "un'intelligenza"
collettiva, una noosfera costituita dagli apporti umani dei singoli.
Precisato che 1) non tutti i database in rete sono accessibili
e che 2) gli utenti del ciberspazio sono solo una piccola élite
(Loader), si può anche sostenere che Internet è effettivamente
un sistema aperto, anche se per esserlo fino in fondo, richiede
un'organizzazione specifica che favorisca uno sviluppo territorializzato
e plurale (che assecondi il fenomeno del "glocalismo").
Cap.
3. Il concetto di comunità virtuale
Le comunità
virtuali, secondo Beamish, sono gruppi di persone caratterizzati
da 1) un mezzo di comunicazione mediato elettronicamente, condiviso
da tutti gli attori; 2) l'informazione comunitaria; 3) la discussione
su alcuni temi che interessano tutti i partecipanti; 4) l’irrilevanza
della località geografica in cui ogni persona si trova. Come
nota Cipolla, il concetto stesso di comunità oggi è
un idealtipo difficile da ritrovare nella realtà empirica.
Ciò è ancora più evidente nel caso della tecnosocialità
(che vediamo all'opera nei giochi di ruolo e nei canali IRC), ove
la comunicazione istantanea e spesso anonima prolifera e scompare
continuamente senza lasciare tracce sedimentate. Le reti relazionali
telematiche sono quindi caratterizzate dall'emergere di nuclei sociali
spontanei ed a segmentazione plurima, da un'autonomia relativa e
dall'afinalismo. Si presentano quindi come forme di poiesis
tipiche dell'estetizzazione di massa contemporanee, tendenti a virtualizzare
il legame sociale (Lévy, Perniola).
Nel ciberspazio esistono
però anche comunità strutturate, sotto forma di associazioni
telematiche dotate di una struttura più o meno democratica
e formalizzata, con certe regole ed una stratificazione organizzativa.
Queste ultime comunità sono una parte minoritaria dell'universo
di Internet; operano tramite mailing-list e newsgroup,
nascendo spesso con controparti reali. Le reti civiche sono dei
grandi catalizzatori per queste comunità che si danno dei
fini normativi, richiedono qualche forma di identificazione personale
e normalmente possiedono anche una controparte reale. Esse superano
il problema dell'eccesso di possibilità del ciberspazio dandosi
codici di comportamento ed ancorandosi ad un contesto di solidarietà
interpersonale e di fiducia reciproca. Senza questi elementi i gruppi
sono infatti troppo volatili ed imprevedibili.
Cap.
4. Identità e democrazia elettronica
Nelle comunità
virtuali l'identità è più destrutturata che
nel mondo fisico. Nei MUD e nelle conversazioni IRC i soggetti possono
inoltre dotarsi di falsi avatar e conversare senza svelare
nulla di sé (neppure il proprio sesso, che è anch'esso
una creazione virtuale). C'è chi sostiene che i singoli si
trasformano in cyborg, mimetizzandosi e dotandosi di identità
completamente inventate (Stone, Turkle).
Noi, seguendo Jones,
riteniamo che l'interscambio fra reale e virtuale sia solo un passaggio
da una provincia finita di significato all'altra e che il soggetto
non si dissolva in questi continui trapassi. Ciò che tiene
insieme una comunità è comunque una fiducia reciproca,
oltre ad un comune background storico-sociale. Sbagliano
quindi gli studiosi che ritengono che le comunità virtuali,
per via contrattuale, possano negoziare e realizzare una democrazia
diretta (sul modello habermasiano): senza integrazione sociale e
valori comuni questo non è possibile. Negli Usa Doheny-Farina
sottolinea come anche i community network siano spesso troppo
caotici e per questo sorgano al loro interno i Neigh-Net,
che sviluppano particolarmente i legami di vicinato. Questa è
la strada intrapresa anche dalle reti civiche dove spesso nascono
dei newsgroup che ricostruiscono spazi reali o operano come
interfacce fra gruppi reali e virtuali.
Lo stile di lavoro qui
è tipico di una politica molecolare, trasversale, con tante
piccole unità che affrontano temi specifici, calando all'interno
del territorio problematiche generali e creando piccoli programmi
per lo sviluppo delle città digitali. In Italia vi sono molti
modelli di città digitale (vedi Rapporto RUR); solo alcuni
però sono stati in grado di creare delle teleorganizzazioni
effettivamente funzionanti, capaci di esprimere al meglio il processo
di glocalismo oggi abbozzato.
Questo dato è
importante anche nel contesto del più vasto dibattito sulla
democrazia elettronica, che può funzionare solo poggiando
su molti "collettivi intelligenti" (Lévy), che, favorendo
una maggiore identificazione nella comunità locale, promuovono
una sorta di etica sociale (Schuler). L'obiettivo ultimo è
quello di una "repubblica elettronica" (Grossman) composta da tanti
network locali e decentrati, in grado di sviluppare forme
di tecnopolitica, promuovendo gli interessi di tante piccole lobbies.
Appendice.
Alcune comunità virtuali in Italia
Verranno brevemente
analizzati alcuni casi empirici, tra cui "Città Invisibile",
di cui si descriverà in parte la storia e la capacità
di essere associazione totalmente virtuale che delega in outsorcing
ad altre associazioni i compiti reali. Uno sguardo meriterà
anche il mondo di Peacelink e di Isole nella rete, che, pur costituiti
da una miriade di gruppi di discussione, rimangono però fortemente
caratterizzati da alcuni operatori telematici. Un altro degno esempio
di città virtuale con fini prevalentemente ludici è
Pegacity che si sviluppa soprattutto nel Wide World Web ed in poche
mailing-list.
Verranno analizzate
anche la Rete Civica Milanese e quella bolognese (Iperbole), l'una
per il ruolo attivo, di espressione della società civile
milanese e l'altra invece per il forte investimento pubblico e per
le modalità nuove di interscambio fra amministrazione e privati.
RCM, infatti, è un sistema di BBS, animato da una molteplicità
di teleconferenze. Iperbole offre ulteriori servizi, integrando
la trasparenza della pubblica amministrazione, il cybermarketing
e la promozione di dibattiti in rete. Entrambe le reti civiche richiedono
agli utenti la registrazione con i loro veri dati; ciò costringe
tutti ad essere più responsabili delle loro azioni e riduce
la possibilità di crearsi degli avatar fasulli.
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